Data di ultima modifica: 
08 Aprile 2021

Ferruccio Lamborghini (1916-1993)

Nasce a Renazzo di Cento, in provincia di Ferrara, il 28 aprile 1916. Primo di cinque fratelli, cresce nel podere di famiglia dove il padre cerca di trasmettergli il legame con il lavoro nei campi e con la cultura agraria e contadina dell’epoca.

Ma Ferruccio è animato da tutt’altra passione, quella per i motori e per le macchine.

Con la determinazione e la tenacia che lo contraddistinguono fin da giovanissimo, riesce a farsi assumere a Bologna dal Cavalier Righi, titolare dell’Officina più importante della città che in quel momento ha in appalto la revisione dei mezzi dell’Esercito: questo periodo, seppur breve, rimarrà fondamentale per l’esperienza e la competenza di Ferruccio.

Conclusa l’avventura bolognese, a 18 anni apre una bottega a Renazzo insieme all’amico di sempre, Marino Filippini.

La spensieratezza dell’età giovanile viene però presto interrotta dallo scoppio della guerra.
Ferruccio viene mandato a Rodi, nell’Egeo, ed è assegnato al 50° Autoreparto Misto di Manovra (l’Autocentro), che si occupa della manutenzione e della riparazione di tutti gli automezzi militari presenti sull’isola.

Il caporale autiere Ferruccio Lamborghini capisce che si tratta di una grande occasione per lui: lavorare con gli strumenti più moderni e sofisticati dell’industria meccanica italiana e straniera.
Nel 1946, un anno dopo la fine della guerra, è libero di tornare in Italia.

Al rientro in Italia Ferruccio trova una situazione molto particolare: il Centese, per la sua posizione periferica rispetto alle grandi vie di comunicazione, è uscito dal conflitto in condizione privilegiata rispetto ad altre aree, ma l’agricoltura, per secoli la maggiore fonte di reddito della zona, è caduta in una crisi da cui stenta a risollevarsi. In questo contesto Ferruccio decide di mettere alla prova le proprie conoscenze tecniche e meccaniche (in alcuni casi avveniristiche, come il motore Diesel): intuisce che c’è mercato per la meccanizzazione dell’agricoltura su larga scala.

All’epoca il mercato è dominato dalla FIAT, dai Landini e dalla Motomeccanica e dai suoi trattori con motore a scoppio, che però per diversi motivi sono tecnologicamente molto migliorabili e dunque c’è spazio per fare di meglio.

Alla fine del 1947, quindi, Ferruccio Lamborghini decide di produrre un trattore economico e potente, destinato ai contadini ‘della Bassa’ e ai loro piccoli poderi. Compra materiale bellico, fa migliorie al motore e al sistema di alimentazione, produce internamente un telaio molto semplice: così nasce il Carioca.
La risposta degli agricoltori è subito buona, Ferruccio riceve diversi ordini e di conseguenza decide di ampliare la produzione.

All’inizio degli anni Cinquanta avviene quindi il passaggio da artigiano a industriale. I dipendenti della Lamborghini trattori aumentano proporzionalmente alla produzione, il nome di Ferruccio Vengono progettati nuovi prodotti, si continua a investire in innovazione tanto che all’inizio degli anni Sessanta la Lamborghini Trattori ha quasi 400 dipendenti e produce 25/30 unità al giorno.
Gli anni Sessanta confermano la Trattori Lamborghini come azienda leader del settore: i modelli proposti hanno un grande successo, il nome di Ferruccio è conosciuto in tutto il mondo ed ottiene importanti riconoscimenti personali.
Ma le sfide non sono finite, anzi. Questi anni di grande fermento e trasformazione danno a Ferruccio l’occasione per dare forma alla sua antica passione per le macchine: alla fine del 1962 convoca i collaboratori e annuncia l’intenzione di iniziare a costruire automobili.

Come responsabile del progetto granturismo assume l’ing. Gian Paolo Dallara, giovane dotato di un’eccellente preparazione tecnica con cui si instaura una profonda sintonia professionale e personale; la progettazione del motore viene invece affidata a Giotto Bizzarrini, che ha lavorato per quattro anni alla Ferrari, occupandosi fra l’altro dello sviluppo della 250GT 2+2 e della GTO.
Anche in questo caso Ferruccio ha molto chiaro ciò che vuole: motore 12 cilindri a V, quattro alberi a camme in testa, due valvole per cilindro, sei carburatori e lubrificazione a carter secco. Come già fatto per altri prodotti, prende dalle aziende concorrenti i tecnici migliori e da lì parte per realizzare un’auto che sotto molti aspetti rappresenta il sogno di tanti appassionati.
L’intenzione di Ferruccio è presentare la nuova automobile al Salone dell’Auto di Torino nel 1963;. Come simbolo della nuova casa sceglie il Toro: combattivo, caparbio, mai arrendevole, come il suo segno zodiacale..
L’auto viene presentata prima a Torino e poi a Ginevra, dopodiché comincia la produzione in serie della vettura all’interno di uno stabilimento di undici mila metri quadrati, con due catene di montaggio (una per i motori e l’altra per l’assemblaggio) e macchine modernissime.

Ancora una volta Ferruccio riuscì nell’impresa: la Lamborghini Auto si trasformò in breve tempo in una delle prime industrie italiane produttrici di granturismo.
Il suo prodotto è eccellente, la qualità delle auto viene riconosciuta in modo unanime, ma gli apprezzamenti della stampa e dell’opinione pubblica si estendono anche al ‘personaggio’ Ferruccio: semplice, carismatico, affascinante e competente instaura un rapporto molto particolare coi giornalisti e coi ‘colleghi’ del mondo dell’automobile.
Nel 1966 al Salone dell’Auto di Ginevra, Lamborghini presenta una macchina destinata a entrare nella storia: la P400 Miura. Una granturismo veloce, grintosa, estremamente innovativa e dallo stile unico ed inconfondibile. La Miura ottenne un successo che andò oltre qualsiasi previsione: le ordinazioni arrivavano a decine, le star del cinema e della musica facevano a gara per acquistarla, in tutto il mondo quel nome diventa sinonimo di classe ed eleganza. La Miura è considerata a tal punto un’opera d’arte che viene esposta al MOMA fin dal 1968.

[Tratto dal sito www.lamborghini.com]

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